E'
invalso su Facebook un costume a dir poco inusuale, con punte di
raccapriccio: le "stoccate" e fuga. Esempio: "Stronzo..." e
nient'altro, "Puttana..." e spazio bianco. Il/la vergatore/trice del
testo sibillino può scrivere, per favore, l'intera frase, corredata di
soggetto, predicato nominale o verbale ed eventuali complementi?
Perché molte volte mi ritrovo con uno "Stronzo" e l'immagine di Snoopy
immediatamente sotto e non è affatto bello dare dello "Stronzo" ad un
bracchetto così intelligente.
Nuova definizione di talento: "Capacità di una persona a fare qualcosa di mediocre meglio degli altri".
Le
giovani mamme di Facebook mi ricordano un po' mia madre, non
nell'abbigliamento: ella non ha mai indossato gonne al di sopra del
ginocchio o due pezzi, non si è mai sottoposta ai "colpi di sole", non
sa usare il computer e neanche il cordless, figuriamoci il cellulare.
No, le giovani mamme di Facebook mi ricordano la mia mamma per il
possesso dei figli-gioiello. Anch'io, per la mia mamma, fui un
figlio-gioiello da ostentare nelle pubbliche occasioni (pranzi di
Natale, gite di Pasquetta, "specchietti" del primo e secondo
quadrimestre, riunioni estive sotto gli ombrelloni e via discorrendo).
Ora guardatemi: invece di seguire le mie vere aspirazioni, cioè vivere
di pastorizia in Mongolia o di pesca in Islanda, scrivo motti di
spirito e calambour su Facebook. Ma vi sembra che il gioco valga la
candela?
C'era una volta uno
studente di fisica al quale fu chiesto, dal suo professore, di
determinare l'altezza dell'Empire State Building avendo a portata di
mano solamente un barometro. Lo studente, che conosceva la risposta
canonica, senza scomporsi rispose che avrebbe barattato con il portiere
(o chi per lui) il suo prezioso barometro, cimelio di famiglia, in
cambio dell'informazione che gli serviva: questo è, secondo me, il
talento. Einstein lo possedeva, ma io resto un convinto feynmaniano.
In
"Opinioni di un clown" di Heinrich Böll, una Bonn, ancora tormentata
dagli spettri della guerra e del periodo nazista, fa da sfondo alla
storia di Hans, un giovane clown, lasciato dalla fidanzata per
divergenze religiose. Egli, come è facile immaginare, ha un crollo
psicologico che lo porta a riflettere sulla società tedesca
post-bellica, uscita devastata dal conflitto mondiale ed edificata sulle
ipocrisie e la falsità, su valori borghesi dal sapore fittizio,
coperto dal ruolo delle famiglie e della chiesa. Il protagonista, ormai
sradicato e ribelle, paga per gli altri, ma sino all'ultimo li
fustiga con una satira bruciante. Ora tutta la storia si svolge in un
arco di tempo di trenta ore, arco di tempo facilmente riproducibile
anche nella cronologia di un qualsiasi frequentatore di Facebook.
Allora perché il mio crollo psicologico di ieri, dovuto ad una non
avvenuta seduta plenaria in bagno, non ha la stessa pregnanza, la
stessa risonanza di denuncia sociale? Forse avrei dovuto parlare della
lite con la mia fidanzata o con mia suocera, dell'ultimo film in 3D
veramente vomitevole, oppure del mio Mac che non funziona più (e mi
avevano assicurato che non avrebbe dato problemi come un qualsiasi pc
Windows-based). Meglio ancora avrei dovuto parlare della Spagna e
degli studenti massacrati, o mostrarmi disgustato della politica
italiana, comodamente sdraiato sul divano, digitando post a
ripetizione sull'altro computer (Windows-based) e soffrendo per la
dipartita del mio piccolo, ma costoso, Mac.
Non
vado spesso al cinema. Recentemente, per la mia scala temporale
cinematografica, ho visto "Benvenuti al sud", ma ho trovato più
divertente la versione francese, data in televisione. Prima di questo
mio ritorno nelle sale cinematografiche, l'ultimo film visto fu il
"Mostro" di Benigni nel 1994. Perché lo ricordo? Perché quella volta una
mia ex tentò un approccio, favorita dall'oscurità, con un mio amico
durante la proiezione del film. Sfortunatamente per lei il suo
tentativo non sortì l'effetto sperato, perché a lui non piaceva
fisicamente. Una decina di giorni dopo ritentò con un altro mio amico,
nella circostanza telefonicamente, favorita dal pensiero che io non
fossi presente alla conversazione telefonica. Ma io ero là per caso e
potevo ascoltare, complice il mio amico, non interessato, come il
precedente, per gli stessi motivi, i non velati apprezzamenti sulla
sua persona. Così fui io costretto a dirle di prenderci una pausa di
riflessione. E questa frase, detta da me, con voce bassa, nasale e
adenoidale, suona proprio imbarazzante per non dire cacofonica. Io che
non ho mai preso pause di riflessione, anzi non ho mai riflettuto,
sull'annoso dubbio della scelta tra teoria delle stringhe e gravità
quantistica a loop.
Gurdon e Yamanaka
vincono il premio Nobel per le loro ricerche sulla riprogrammazione
delle cellule staminali e la gente discute di Celentano: infatti sarà
lui a debellare il Parkinson e l'Alzheimer. In che modo? Assorbendoli
dentro di sé?
Ammiro molto i
"categorici" facebookiani, quelli per intenderci che postano un
pensierino che assomiglia ad una frittura mista di Platone, Kant,
Popper, Chomsky, Fromm, Al Bano, Jung, Reich, Biscardi e Gianni Togni.
Però devono rispondere anche alle critiche costruttive o distruttive
degli altri e non trincerarsi dietro la maschera di "dotti (?)
friggitori".
Ho sempre accettato, di
buon grado, le scuse delle donne per non venire a letto con me: ti
fai crescere i peli del naso, non ti lavi bene le ascelle, hai un
timbro di voce nasale, ridi come uno scarico otturato e via dicendo.
Anzi ne andavo quasi fiero. Non potei accettare, però, la scusa di
quella ragazza, che mi vomitò in faccia la quintessenza del
paradossale: "Non vengo a letto con te perché sei intelligente". Entrai
in una sorta di tunnel depressivo, un vortice depressionario che mi
costrinse a sottopormi a 10 anni di psicoanalisi reichiana e non dico
altro. Perché quella ragazza mi mortificò in quel modo? Il motivo è
semplice: le persone confondono l'intelligenza con l'allenarsi a
qualcosa che viene sentito come gioco e a me piace giocare con la
fisica e la matematica. Se mi fosse piaciuto guardare le telenovelle,
giocare a pallone o a nascondino, entrare in estasi mistica o darmi
alla politica, mi sarei allenato a questi sport. Ecco posso
paragonarmi ad un cagnolino che prende per gioco il porgere la zampa
al proprio padrone.
La donna, di cui
si suole dire "però ha bei capelli", è autorizzata a postare foto di
donne bellissime, di amori travolgenti al limite della chirurgia
d'urgenza o, come dice una mia amica, da Cirque du Soleil nella
propria bacheca per circuire l'uomo?
Il
bello, o per meglio dire, il succulento del pastafarianesimo è che,
se sostituissi al culto del Prodigioso Spaghetto Volante quello del
Calloso Lintorcio Volante (ho una mano molto calda nel preparare la
sfoglia), non sarei additato come eretico e/o apostata e non verrei
scomunicato. L'unico inconveniente è che non mi piaccio molto vestito
da pirata: portare una benda sull'occhio inforcando occhiali non è il
massimo dell'eleganza.
A cosa può pensare un pensatore "costipato"? A come portare al 36% il contenuto di succo di limone nelle bibite gassate.
Aspetto,
guidato da un sonnolente distacco, consentito perché non sono io a
guidare ma mi lascio guidare, il demagogo di turno che titillerà le
menti della massa con allettanti e salvifiche nuove proposte. Quanto
tempo durerà prima che un altro demagogo sballotti, forte degli
inevitabili se pur brevi risvegli, il gregge verso i "veri" porti
sicuri prospettando le "reali" terre rigogliose? Facebook è
divertente, dal mio modesto punto di vista, perché raccoglie, come è
d'uopo che faccia un social network per far arricchire i suoi creatori,
tutte le "religioni", le credenze, gli autoinganni, i desideri
inespressi, i sogni non realizzati e le panzane che l'essere umano può
costruire intorno all'unico caposaldo: la paura della morte, la paura
dell'oblio. Esso è l'insieme di questi insiemi, è l'insieme delle
parti e noi ne siamo gli elementi.
Molti
si meravigliano del premio Nobel per la pace assegnato all'Unione
Europea. Premesso che dell'Europa non me n'è mai importato un piffero,
se non dal punto di vista della geografia come disciplina scolastica
(popolazione, catene montuose, fiumi, laghi, allevamento, crescita o
decrescita demografica, ecc), essendo interessato solo alla piccola
contea del Buckinghamshire, voglio ricordare che il premio Nobel è
un'onorificenza assegnata da una commissione di accademici, che si
comportano (o lo sono) da persone avulse completamente dai problemi
reali, propositive di soluzioni "politicamente corrette" per la
convenienza politica del momento, anche quando il Nobel per la pace
viene assegnato a gente o enti degni di riceverlo. Fate una petizione
generale e proponete di assegnarlo a me il prossimo anno: ho disperato
bisogno di liquidità.
Il/la
postatore/trice compulsivo/a facebookiano/a è interessante dal punto
di vista psico-etologico. Posta senza soluzione di continuità aforismi
di persone più o meno illustri, barzellette oscene e/o sceme, notizie
raccapriccianti, foto commoventi di gente che soffre e culi (perché
quanti ne ha?) di Jennifer Lopez/bello di turno (è un nome fittizio).
Cosa penserebbe di me la vedova dell'amico defunto se io, mentre le
porgo le più sentite condoglianze per la dipartita del marito, mi
girassi verso il tipo dietro di me e gli facessi un cenno d'intesa
indicando il fondoschiena a mandolino di una partecipante al rito
funebre?
Ashes to ashes: segno della
debole e fragile condizione dell'uomo. La frase, pur inquadrando la
precaria e transitoria esistenza umana, suona magniloquente, come
tutto ciò che è autoreferenziale nelle religioni (ho sempre pensato
che i padri della chiesa sarebbero stati ottimi pubblicitari, molto
meglio di Oliviero Toscani). Invece, secondo me, per caratterizzare
questa condizione di assoluta inadeguatezza di fronte all'universo
intero bisogna ricordarsi di quando, neonati, noi si piangeva a
dirotto perché la mamma ancora non si accorgeva di quanto il pannolino
grondasse di popò. Ed era la nostra epoca più protetta, più amata e
felice.
Sto imparando molte più cose,
credetemi, proprio istruttive e utili come la nuova linea di impianti
tricologici ad Istanbul, leggendo le pubblicità di Facebook, locate
nel frame a destra, di quante ne abbia imparate studiando, ai miei
tempi, "Gravitation and Cosmology" di Steven Weinberg.
In
una famiglia, dove i componenti gridano per far valere le proprie
ragioni, fors'anche per passarsi a tavola una fetta di pane, i figli,
quando formeranno le loro, molto probabilmente si comporteranno allo
stesso modo e trasmetteranno questo modo di agire alla propria prole, a
prescindere che siano brave o cattive persone. Ora non scomoderò la
psicologia o l'etologia, ma i processi stocastici markoviani. Un catena
markoviana è un processo nel quale la probabilità di transizione che
determina il passaggio da uno stato del sistema al successivo dipende
unicamente dallo stato immediatamente precedente e non dal come si sia
giunti a tale stato. Quindi se la situazione politico-economica
italiana è allo sfacelo, essa non dipende dal politico di turno
indagato, che ricordiamoci non è un'entità astratta proveniente
dall'Iperuranio oppure un alieno che vuole colonizzare la terra, ma è
l'espressione sociale, etica e morale, in un sol termine, il vissuto
del popolo italiano. Nei paesi virtuosi la sequenza markoviana ebbe una
svolta secoli fa. Noi forse aspettiamo che si verifichi una mutazione
genetica: del resto la genetica è imparentata con il calcolo delle
probabilità e chi, più del popolo italiano, crede nella "famiglia"?
E'
appassionante notare come alcuni utenti facebookiani esprimano le
proprie sedicenti opinioni, la propria sedicente ironia o discutano,
anche animatamente, indossando cartelloni pubblicitari a guisa di uomini
sandwich o vestendo i panni dei pupazzi dei ventriloqui. Zuckerberg
si è fatto i miliardi con le nostre terapie di gruppo virtuali, almeno
dimostriamo di saper dire cavolate in prima persona, come faccio, per
esempio, con questo pensierino del martedì. Se una donna vuole
manifestare la propria voglia di orgia, di amore, di sensazioni o
sentimenti più o meno puri, non esponga i pettorali dell'attorucolo di
turno. Se un uomo vuole far sapere che è in grado di fare ancora sesso
senza controllarsi la pressione arteriosa dopo due minuti, non posti
la velina di turno o, perlomeno, lo faccia con una frase ad effetto:
sua e non raccattata all'emporio degli aforismi.
Perché
molto spesso le persone confondono l'assennatezza con la seriosità,
il senso filosofico di giustizia con la bontà, la fanciullesca
spericolatezza e giocosa spensieratezza del pensiero laterale con
l'arrogante snobismo? Renato Caccioppoli, illustre matematico
napoletano, passeggiava per le vie del centro con una gallina al
guinzaglio suscitando il dileggio dei suoi concittadini che non erano
in grado di capirne il motivo. Suppongo che per lui dovesse essere
veramente faticoso spiegare qualcosa che usciva e percorreva strade
parallele rispetto alla comune e banale opinione.
Perché
le persone si affidano tanto ai simboli da rimanere mentalmente e,
alcune volte, fisicamente irretite? Simboli di partito, simboli
religiosi, simboli di sette segrete, simboli sportivi, simboli
plutocratici, simboli del potere e simboli fallici (macchine sportive,
vacanze esotiche, donne soprammobili, gridare ai talk-show). Poi si
perdono in un bicchiere d'acqua se si chiede loro di riconoscere una
radice quadrata o un logaritmo neperiano. Ma forse mi spingo troppo
oltre: sanno mettere in colonna due numeri interi?
Ci
sono donne facebookiane che non sanno decidere se credere o meno
nell'amore. Mentre in un post ne sono fermamente e gioiosamente
convinte, nel successivo non lo sono più. In quello che precede una
canzone di Gigi d'Alessio sono decise a condurre, da subito, una vita di
sesso sfrenato, mentre, in quello che segue una canzone di Tiziano
Ferro, si ritrovano a dire basta a tutto per ritirarsi a vita monastica.
Voglio far presente alle gentili signore che le uniche cose certe in
questa parte di universo sono le leggi di conservazione della fisica,
che non vado ad elencare per non sembrare troppo supponente.
Suppongo
che sia estremamente traumatico per due donne rompere un'amicizia
specialmente se era basata sullo sparlare delle comuni amiche.
Facebook
ha reso miliardario il suo creatore, ma sta mandando in rovina
migliaia di psicologi, psicoanalisti, terapisti di gruppo e di coppia.
Oltre ad essere, per molti, un'ottima sala-riunioni per fare terapia
di gruppo, un comodo divano (lettino) per sedute psicoanalitiche e
non, diviene inconsapevolmente un mezzo per prese di coscienza: perché
richiedere l'aiuto o la consulenza di uno specialista, se, leggendo i
post, uno si accorge che svariati frequentatori facebookiani sono più
fuori di testa di lui e non se ne lamentano, anzi ne vanno
"giustamente" fieri?
Come la
rivoluzione industriale segnò il declino dell'aristocrazia a favore
della borghesia, così Facebook sta segnando il declino di queste
professioni a favore di una netta ascesa degli avvocati divorzisti. In
questa speciale classifica ascendono anche rosticcerie e gastronomie.
E'
da un po' di giorni che non mi "sprofondo" nei miei quotidiani
pensierini e questo, senza dubbio, è un bene per tutti. Oggi vorrei fare
solo un appunto: perché Facebook si ostina a chiedere agli
"affiliati" la scuola di provenienza, il credo religioso e/o politico?
Ormai esso è diventato un luogo d'incontro per cuori solitari,
disperati, spezzati, ricuciti, teatrino pseudopolitico e ritrovo per
"cazzeggiamenti" in tutte le salse. Informare invece anticipatamente
su interessi specifici (corsa nei sacchi, tamburello,
Gestaltpsychologie, sesso sul posto di lavoro, prendere due piccioni
con una fava e via dicendo) potrebbe essere una strada da percorrere.
Su
Facebook è ormai un tamtam continuo: tutti parlano della condanna a
quattro anni di carcere inflitta a Silvio Berlusconi per frode fiscale
sui diritti tv. Ma io vado oltre, mi domando e vi domando: in carcere
quale volto femminile si farà tatuare sul petto, quello di Ruby o
quello di Nicole?
Dalla Scuola
Siciliana di Federico II di Svevia al Gruppo 63: Facebook sta
distruggendo 800 anni di lingua italiana. Non parlo degli errori
grammaticali, inevitabili nella scrittura "in tempo reale", ma
dell'approccio semantico alla stessa.
Amo
la matematica, ma amo ancor più la fisica, perché con essa posso
applicare la matematica alla realtà che mi circonda e al "sogno" dei
recenti sviluppi della meccanica quantistica (entropia di un buco nero,
stringhe, multiversi, ecc.). Ma le applicazioni al reale nulla
potevano al cospetto della spesa al mercato: mi fregavano sempre. Se
sceglievo delle mele e la loro massa si aggirava sul chilo e 400
grammi, nell'intervallo di tempo di un fruscio di gonna in lontananza,
mi chiedevano, avendo già posato sul piatto della bilancia mezzo chilo
(in tutto 1.9 kg) di mele destinate al macero, "Faccio due chili?".
Dopo l'ennesima fregatura ho iniziato ad allenarmi sul "sentire il
peso" degli oggetti; ora riesco a valutare la massa con un errore del
5% circa, cioè per un chilo una differenza di 50 grammi in più o in
meno, migliore senza dubbio dell'accuratezza delle loro bilance. Il
difficile sta nel valutare esattamente tre chili di pomodori ciliegino,
scegliendoli ad uno ad uno, senza che il fruttivendolo s'innervosisca
e ti mandi a quel paese. Se la massa di ogni ciliegino si aggirasse
intorno alla massa di Planck, 21.76 microgrammi, sarei bell'e fritto!
Cari
facebookiani che non siete altro (non preoccupatevi, lo sono
anch'io), capisco riempire la bacheca, quando non si hanno idee da
tramandare ai posteri, di aforismi di dotti filosofi, famosi scienziati
e celeberrime pornodive, ma la frasi di Silvio Muccino e Fabio Volo
no, proprio no!