Fiat 127 Sport |
Saluto mia zia - "Non ti preoccupare zia, non
farò troppo tardi, massimo mezzanotte" - "Ciao Angelo, mi raccomando" mi
dice e sottolinea mi raccomando allungando le vocali per
darsi un tono cisalpino.
Da cinque minuti sono al
riparo sotto la pensilina della fermata, la neve continua a cadere
sempre più fitta. Finalmente vedo delle luci che illuminano una siepe
distante una cinquantina di metri, tre secondi ancora e il 58 svolterà
per immettersi sul viale dove sto aspettando. Salgo riponendo il mio
ombrello - "Sì... ho preso il tesserino d'abbonamento... meno male...
stasera non mi va proprio di pagare una multa per un biglietto di 75
lire, poi, per una corsa di soli 15 minuti" - mentre mi rilasso nei
sedili in fondo alla vettura mi accorgo che è semideserta, ma in un
sabato sera nevoso non ci sono molte alternative ai programmi televisivi
nazional-popolari. Sembra che le auto che procedono lentamente nella
corsia di sorpasso facciano da scorta alla mia inquietudine, m'immagino i
pensieri degli occupanti, le discussioni delle coppie e i loro urlati
silenzi. Cosa stanno ascoltando?... Se il primo esame andrà bene, i miei
amici ed io abbiamo deciso di girare per i viali della Crocetta con la
127 Sport arancione di Ermanno e stereo a palla con le canzoni di Mario
Merola... già, lei abita lì!
La fermata è l'ultima del quartiere
San Donato. Scendo e l'autobus riparte alla volta di Porta Susa e via
Cernaia. Una cinquantina di metri ancora, sembra nevichi con minore
intensità. Torino è veramente una città misteriosa, anche
l'illuminazione pubblica, così fioca, conferma e alimenta questa sua
nomea, e una serata invernale come questa certo non dà adito a
fraintendimenti. Ecco il palazzo dove abita il mio amico; non ci sono
mai stato, abbiamo studiato sempre in biblioteca... signorile però,
molto probabilmente costruito subito dopo l'ultima guerra e
ristrutturato da poco... aspetta cosa mi ha detto che è il padre... di
religione valdese... ah sì, dirigente di una ditta che si occupa di
microelettronica. Citofono: una bella voce distinta di donna mi
risponde: "Ah, sei l'amico di Marco, il fisico teorico pazzo... scusa è
così che ti definisce quando parla di te, credimi però ti ammira
veramente... ora mio marito ed io stiamo scendendo per andare al Regio,
tu non ti preoccupare resta Nicole fino all'arrivo di Marco". Ecco da
chi ha preso il mio amico, mia madre avrebbe fatto capolino dal
finestrone del mio studio e si sarebbe limitata a dire: "Angelo non c'è
ancora!" aspettando con impazienza un "Mi scusi signora, ripasso più
tardi". L'ascensore arriva portando i genitori di Marco: lei una bella
signora bruna, sui quarantacinque, frangetta, matita per allungare il
taglio degli occhi, labbra di un rosso non tanto acceso, direi perfetto;
lui in loden, baffetti e sorriso da attore consumato, sulla
cinquantina... bella coppia! Saluto, mi presento e salgo. Ora mi
lasciano con il fratello di Marco, ma poi perché hanno detto "Nicole"
quasi alla barese... una battuta su un nome molto diffuso a Bari o sul
mio accento? Ma io sono foggiano! E ho sempre pensato che Marco fosse
figlio unico. Suono e, quasi all'istante, una voce in falsetto domanda
"Chi è?". Alla mia risposta, mentre armeggia con la serratura, mi
conferma: "Ah, lo scienziato pazzo!". Ma è la fissazione di questa
famiglia, poi detto da un bimbetto di prima media... Ed ecco che mi
appare... una visione celestiale, tubino nero a collo alto, un metro e
sessantacinque di forme sinuose, capelli raccolti come una dea greca,
occhi di un viola marino, intenso come solo le burrasche invernali sanno
creare. Io balbetto: "Sì, sono io que.. quello". "Angelo, è vero? ma
entra cosa fai là impalato sull'uscio... puoi accomodarti nella mia
camera... la giacca a vento me la puoi dare o appoggiarla in camera,
come vuoi... a proposito prendi un whisky, un cognac o del rhum? stasera
fa veramente freddo! Così ci si riscalda un pò..." A me esce solo "Un
bicchier di latte caldo, grazie". "Ma allora ha ragione mio fratello che
sei matto: un bicchiere di latte caldo è la risposta più strana che
potessi darmi, ma voi genialoidi vivete in un'altra dimensione!" lei mi
sorride divertita ed io voglio baciarla, ma mi accomodo, sconfitto dalla
mia timidezza, nella sua camera. "Metto sul fuoco il pentolino con il
latte e sono da te" replica lei, ad alta voce, dalla cucina. La sua
camera disvela il passaggio di una ragazza dalla fase adolescenziale a
quella della piena maturità: libri di fiabe, cuscinetti rossi a forma di
cuore, orsacchiotti e gattini di peluche guardano immoti i libri di
latino e di greco dell'ultimo anno, quelli di matematica e fisica, meno
vissuti, riviste di archeologia e viaggi... stivaletti dal tacco
altissimo e scarpe a décolleté sparsi e non appaiati. Lei entra: "E
siediti, Angelo, scusa il disordine, sto per uscire e ho sparso un pò di
roba... vuoi ascoltare della musica?" sta indicando un impianto stereo
di ultima generazione - "anche mio fratello ne ha uno simile solo un pò
più potente". Gli lp erano disposti su due mensole lungo tutta la
parete, forse un centinaio! Mi accomodo su una poltrona stile ufficio
del direttore generale di Fantozzi e mi sembra di essere proprio
Fantozzi alle prese con eventi che non sa gestire... eppure non sono
malaccio e qualche avventuretta estiva a Pesaro l'ho avuta anch'io! Lei
mi sta dicendo che frequenta l'ultimo anno di liceo classico, anche se è
due anni più giovane di Marco, è andata un anno prima... Mi sorride ed
io, in quegli attimi, non ricordo il nome dell'altra. "Oh, scusami,
sicuramente il tuo latte caldo è pronto, te lo verso in una scodella...
lo correggo con del cognac?... Ci vuoi del miele dentro?... Ok, solo
miele... eh, il miele!..." sorriso sornione e sparisce. Sto sudando, la
neve fuori dalla sua finestra cade lieve e lei ritorna... mi porge
lentamente la scodella e le mie mani nel prenderla accarezzano le sue in
un interminabile passaggio "E' calda... la scodella?"
Il telefono
squillò, mia zia entrò in camera "Angelo, un tuo amico vuole parlare
con te". Avvicinai la cornetta all'orecchio e risposi "Sì, chi parla?".
"Ciao, sono Marco, perché non vieni a casa mia stasera? Ascolta Angelo,
anche se nevica forte..."
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