giovedì 31 maggio 2012

POEMS FOR CONSTIPATED PEOPLE - L' AMORE PERFETTO

L'AMORE PERFETTO


Ti sento mia
e ti assecondo
seguendo il ritmo del tuo piacere.
Frenetiche le mie mani
seguono i tuoi gemiti.
I tuoi occhi concupiscenti
d'un tratto si velano dubbiosi.
Ora c'è nebbia nella mia mente,
timore nei nostri cuori,
ma il nome dell'altra
non è venuto fuori.
Ti scongiuro amore,
manifesta il tuo assillo.
E lei baciandomi mi sussurra...
hai fatto il pieno alla mia auto ieri sera?

POEMS FOR CONSTIPATED PEOPLE - RITROVAMENTI

Un'altra poesia al grido: "No ai lassativi, sì alle poesie per costipati"


RITROVAMENTI

Hai ritrovato la gioia di vivere,
hai ritrovato la voglia d'amarmi,
hai ritrovato il piacere di baciarmi,
hai ritrovato la passione dei nostri amplessi,
hai ritrovato la forza per gridare il nostro amore...
ho ritrovato il conto in banca in rosso.

mercoledì 30 maggio 2012

POEMS FOR CONSTIPATED PEOPLE - RICOPRIMENTI

Contro il logorio della vita moderna e il dilagante buonismo, ecco la nuova poesia per costipati

Freddo epitaffio

RICOPRIMENTI

Amore, di baci ricoprivo il tuo corpo da dea,
di appassionate parole ricoprivo i tuoi occhi maliziosi,
il tuo collo, di gemme preziose ricoperto,
superbo attirava sguardi anelanti.
Ma un dì funesto la mia fronte ricopristi di corna.
Quel tradimento di pustole purulenti ti ricoprì.
Ora giaci qui...
ricoperta da un freddo epitaffio.

lunedì 28 maggio 2012

POEMS FOR CONSTIPATED PEOPLE - THREESOME

Il ritorno del poeta costipato con



THREESOME (versione italiana)

Mi presenti alla tua amica.
Sera di segrete intese e complici sguardi,
foriera di messaggi
già vergati da te e lei.
Ella, non ancora doma,
è fiera di avere tra le mani il mio attrezzo,
fiera di volerlo usare per quella goccia tremula
che segue l'ansimare del suo respiro.
Ragazze, lasciate che lo avviti io...
il dado del sifone dello sciacquone.

THREESOME (English version)

You introduce me to your girlfriend.
A night of secret understandings and knowing glances,
harbinger of messages
already penned by you and her.
She, not yet tamed,
is proud of getting my tool in her hands,
proud of being willing to use for that aspen drop,
which follows the panting of her breath.
Hey girls, let me screw it down...
the flush-siphon's nut.

IL BELLO E IL BUONO DELLA FILOSOFIA OCCIDENTALE

Sensismo rosminiano in Sabrina Ferilli
Sabrina Ferilli

Pragmatismo emersoniano in Samantha Fox
Samantha Fox


Idealismo hegeliano in Claudia Schiffer
Claudia Schiffer

Materialismo storico in Valeria Marini
Valeria Marini

I BUONI ROMANZI SI RICONOSCONO DAI BUONI TITOLI - DEMETRIO PIANELLI di EMILIO DE MARCHI

Se fossi un critico letterario, direi che questo romanzo ci dipinge il contrasto tra le dolenti vicissitudini economico-sociali del mondo nel quale gravita il protagonista e la sua passione amorosa per la cognata, che esalta ed esaspera le energie della sua coscienza, ma nel contempo le consuma, lasciando solo la nobiltà sconsolata della sua rinuncia. Siccome non sono un critico, posso liberamente esprimere il mio giudizio: al protagonista la patente d'imbecille la rinnovano senza visita medica. Veniamo alla storia.
Cesare Pianelli, modesto impiegato costipato da velleità mondane e soffocato da un groviglio inestricabile di debiti, si suicida lasciando il gravoso onere del mantenimento della sua famiglia nelle mani lavoratrici e oneste del fratello.
Demetrio, uomo schivo e scontroso, anch'egli umile impiegato, si accolla tutte le spese quotidiane e, come accade in questi frangenti e nei romanzi, s'innamora perdutamente della cognata Beatrice, bellissima e, manco a dirlo, frivola e sventata.
La timidezza lo frena nel dichiararsi, ma non gli impedisce di difendere la cognata dalle pesanti attenzioni del suo capoufficio, gesto che gli costa una sospensione dello stipendio e il trasferimento. Intanto Beatrice si ravvede e acquista una consapevole maturità ricucendo, in tal modo, i fili della propria esistenza.
Demetrio assiste impotente alla corte che un suo bravo cugino riserva alla cognata che accetta quindi di sposarlo. Egli resta così di nuovo solo con l'unica soddisfazione di aver compiuto un'opera meritevole: povero idiota!

domenica 27 maggio 2012

EUROVISION SONG CONTEST 2012

Good morning ladies and gentlemen.
Ieri sera non mi sono addormentato davanti alla TV come faccio di solito. Ho guardato l'Eurofestival. Credevo non esistesse più dopo il travolgente successo degli Abba con Waterloo. Non mi divertivo così dai tempi di Hollywood Party e Brian of Nazareth.

 

venerdì 25 maggio 2012

I BUONI ROMANZI SI RICONOSCONO DAI BUONI TITOLI - LA FIERA DELLE VANITA' di WILLIAM MAKEPEACE THACKERAY

Inghilterra, prima decade dell'Ottocento: a due ex-compagne di scuola sembra che il destino voglia riservare percorsi di vita diversi.
La prima, non ricca, ma intelligente, spudoratamente spregiudicata e arrivista, sposa un giovane rampollo dell'alta società solo per farsi strada in quell'ambiente. L'altra, graziosa, virtuosa, credulona e un po' insipida, dopo il crollo finanziario del padre, sposa un vuoto ed egoista cicisbeo, costretto a non rimangiarsi la promessa fatta solo per l'intervento di un altro corteggiatore della ragazza.
Nella battaglia di Waterloo il marito muore e lei, credendo nell'indissolubile legame del matrimonio anche dopo la morte, giura fedeltà alla sua memoria. A farle aprire gli occhi ci pensa l'amica rivelandole di essere andata a letto anche con il suo defunto marito. Una volta aperti gli occhi le viene spontaneo aprire altri organi e parti anatomiche all'ex-corteggiatore.
Romanzo che descrive sarcasticamente l'ipocrisia della società inglese, oggi è il nome di un settimanale di moda che fa leva sulla permanenza dell'ipocrisia, della creduloneria e dell'insipienza della gente che desidera sentirsi a la page.      

giovedì 24 maggio 2012

I BUONI ROMANZI SI RICONOSCONO DAI BUONI TITOLI - FAME DI KNUT HAMSUN

Romanzo autobiografico dove l'autore esalta la vita inconscia dell'anima, il sogno e il mistero in contrapposizione alla rivoluzione realistica e positivistica della sua epoca.
Come al solito la trama è di una banalità commuovente: giornalista squattrinato di Cristiana (l'odierna Oslo), costretto dalla sua indigenza anche a digiunare, ma troppo orgoglioso per accettare un lavoro umile.
Un giorno nota una giovane donna e inizia a seguirla a distanza. Lui la dipinge come una principessa salvifica, mentre lei immagina che lui la segua perché innamorato e si aspetta che la fermi per dichiararsi. Quando scopre la verità si spaventa e l'incantesimo tra i due si spezza. Meno male che non gli abbia spezzato l'ombrellino in testa!
Ormai stremato dall'abbrutimento fisico e morale, si trasferisce in una misera locanda dove è costretto a dormire con la padrona di casa, brutta, puzzolente e fragorosamente russante, e la famiglia di lei. Ormai non ne può più: il suo orgoglio cede alla rassegnazione e s'imbarca come marinaio su una nave russa.
Un racconto che ti tira su quando sei depresso in una giornata piovosa dopo che hai scoperto che la tua donna va a letto con cinque uomini ... contemporaneamente! Come farà? Il mistero s'infittisce...

mercoledì 23 maggio 2012

I BUONI ROMANZI SI RICONOSCONO DAI BUONI TITOLI - ADDIO ALLE ARMI DI HEMINGWAY

Solita tresca con la 1^ guerra mondiale che fa da sfondo alla vicenda. Lui americano, ambulanziere per l'esercito italiano, s'innamora, ricambiato, di lei, crocerossina inglese.
L'autore, per dare un po' di mordente alla storia e un po' d'intimità ai due piccioncini, s'inventa un ferimento del protagonista, che viene raggiunto, guarda caso, e curato a Milano dalla sua morosa. Trascorrono il periodo di convalescenza e l'intera estate nello studio accurato di una sola arte, ma non vi faccio i disegnini perché ci siamo già capiti. Arriva però l'autunno, le foglie ingialliscono e iniziano a cadere; un lieve presagio di morte avviluppa i protagonisti della nostra storia quando lei gli molla un carico confessando di aspettare un bambino da lui. Logico e inevitabile se ci si dedica assiduamente alla facile arte.
Lui purtroppo deve rientrare al fronte e qui la sorte gli molla un altro carico, la disfatta di Caporetto. Dopo due carichi di questa portata decide che è meglio disertare: la guerra non fa per lui. Allora, invece di arruolarti volontario, perché non sei rimasto negli Stati Uniti dove avresti avviato un negozio di ferramenta e avresti sposato la figlia del droghiere del tuo quartiere? Invece ripari in Svizzera con la tua ganza che, di lì a poco, morirà di parto insieme al nascituro.

mercoledì 16 maggio 2012

I BUONI CONSIGLI DEI BUONI FILOSOFI

A pagina 37 di "Einige Vorlesungen über die Bestimmung des Gelehrten" (Lezioni sulla missione del dotto) di Johann Gottlieb Fichte (Giovannino Amodio Fichte), mio zio, allora brillante studente del liceo classico della natia città, scrisse in una nota, vergata a mano: "Ore 15.30, sono in bagno a fare la cacca". Quindi, partendo dal titolo (la missione del dotto) e dalla nota di mio zio, posso riassumere il concetto filosofico, espresso in questo saggio, come: "La vera missione del dotto è assicurare una buona motilità peristaltica".

Francis Bacon (Cecchino Bacone), nel Novum Organum (Il Nuovo Organo), alle "anticipationes naturae" derivanti da un affrettato e soggettivo procedimento induttivo dell'esperienza delle realtà naturali (hai sganciato una flatulenza, hai tradito il tuo uomo, hai chiesto la mano della figlia), oppone la "interpretatio naturae", conoscenza rigorosa e scientifica della realtà oggettiva (hai rilasciato cattivi odori derivanti da solfuro d'idrogeno e solfato di carbonile, hai abbassato con un altro uomo il livello d'ansia derivante dal coitus interruptus, sei propenso a pratiche antropofaghe). Questo concetto filosofico venne elaborato da uno che morì di polmonite per aver sperimentato gli effetti della neve nel congelamento della carni.

Oggi, per la rubrica "I buoni consigli dei buoni filosofi", parleremo del concetto filosofico "a priori - a posteriori".
L'origine della distinzione tra "a priori" e "a posteriori" è intimamente connessa al riconoscimento di una diversità insita tra l'ordine dell'essere in sé e l'ordine del sapere empirico. Aristotele, sempre lui, fu il primo a introdurre le due espressioni per indicare ciò che è anteriore e più noto per natura (a priori) e ciò che è anteriore e più noto per l'uomo (a posteriori).
Quindi, partendo dalla definizione aristotelica, possiamo affermare che la dimostrazione "a priori" (propter quid o perfetta) è quella che procede dalle cause agli effetti, da ciò che è primo secondo natura a ciò che è primo per l'essere umano.
Esempio: se la vostra partner non è contenta del vostro materiale anatomico può accadere che ella vi tradisca.
Al contrario la dimostrazione "a posteriori" (quia o imperfetta) procede dagli effetti alle cause, da ciò che è primo per l'uomo a ciò che è primo secondo natura.
Esempio: se la vostra partner vi tradisce è molto probabile che dipenda dal fatto che ella sia una ninfomane giocherellona.
Quale dei due approcci epistemologici è più corretto? Sperimentateli e mi saprete dire.

I cirenaici furono i seguaci di Aristippo di Cirene, che fondò la sua scuola filosofica nella città natia. Alla sua morte gli succedettero la figlia Arete e il figlio di lei, Aristippo Junior, vero propugnatore e promulgatore delle idee della scuola. Secondo questa dottrina l'effettivo sapere filosofico riguarda, non la matematica o la fisica, ma la condotta umana: fine della vita e sommo bene per l'uomo è il piacere corporeo, inteso come movimento tenero e dolce, in contrapposizione alla violenza del dolore. Quindi tutto ciò che procura piacere fisico momentaneo non è turpe per natura. Ma una domanda sorge spontanea: Aristippo Junior ha ripreso e rielaborato gli insegnamenti del nonno, che fu discepolo di Socrate, o la condotta esemplificativa della madre? A tutt'oggi questa basilare riflessione attende ancora una risposta definitiva.

mercoledì 9 maggio 2012

LOGICA FORMALE – CANE CHE NON ABBAIA …

Bracco ungherese
Quando andai ad abitare per conto mio, la domenica, a rotazione, ero invitato dalle mie tre zie. Quella domenica sera fu il turno della zia del quartiere Santa Rita.
Ella alloggiava in un appartamento al pianterreno di una scuola media; il marito ne era il custode. Un magnifico giardino, che gli zii curavano personalmente, accoglieva la parte esposta ad ovest della casa. Sistemazione ottimale per i quattro figli che, alla chiamata della campanella nell'ingresso, rispondevano, età permettendo, salendo le scale per entrare in classe. Sistemazione ideale anche per lei... sì l'eroina della nostra storia, Diana, una femmina di bracco ungherese.
Ella (uso di nuovo questo pronome perché, come tutte le donne della mia vita, s'impegnò a guastarla) fu vinta dai ragazzi ad un concorso indetto da una radio privata. Non mi poteva digerire, infatti, appena mi vedeva arrivare, iniziava ad abbaiarmi contro ed io imploravo mia zia che la tenesse legata al palo accanto alla cuccia. Dopo un quarto d'ora si chetava, entrava in casa e non mi degnava di uno sguardo.
Ritornando a quella sera, appena giunsi al cancello, la vidi ed ella mi vide, ma non abbaiò. Mi accorsi allora che il campanello del citofono non funzionava. Iniziai a chiamare a  gran voce i miei zii, ma niente da fare, sforzi inutili perché avevano il volume del televisore troppo alto.
Mi feci coraggio e la chiamai: "Diana, Diana … perché non mi abbai, figlia di una cagna!". Fatica sprecata: ella osservava, accucciata a 3 metri da me, ogni mio vano tentativo, ma non profferiva il benché minimo ululato.
In quel mentre passarono davanti al cancello due ragazze, agghindate da serata in discoteca, che rallentarono il passo incuriosite dalla scena. Ne approfittai per fermarle e chiedere loro di aiutarmi a chiamare gli zii.
Formavamo un bel terzetto; le ragazze intercalavano le frasi "zii, zii aprite" a impertinenti cenni d'intesa e io ero al colmo della vergogna. Dopo un minuto di inutili e imbarazzanti grida, le ringraziai per la loro cortese disponibilità e le congedai pensando che avrebbero avuto di che ridere per buona parte della serata.
Ero esausto, mi sedetti sul basolato del marciapiedi ed aspettai. Dopo alcuni minuti mio zio aprì la porta d'ingresso per darle da mangiare.
Quella sera, a cena, fui io a non degnarla di uno sguardo!
Morale: se un cane non ti abbaia, vuol dire che ha manomesso il campanello di casa.

LOGICA FORMALE – PROBABILITA’ ARCHITETTONICHE

Tram a Torino
All'inizio del 2° anno accademico lasciai la casa di mia zia e mi trasferii in un appartamento per studenti nel quartiere Cit Turin.
La sera, non potendo più gustare i suoi manicaretti, mi rivolgevo alla mensa universitaria per quietare uno dei bisogni primari dell’uomo. Se c'erano tavoli completamente liberi, sceglievo quello più lontano dal nastro trasportatore dei vassoi sporchi. Quella sera fui fortunato: tavolo vergine, cioè libero e non ancora occupato fino ad allora, a un tiro di braccia dal distributore automatico di acqua.
Iniziai a mangiare e dovetti ammettere tra me e me che il cibo non era affatto disprezzabile. Stavo cambiando piatto e riponendo le posate che non mi sarebbero servite, quando una ragazza mi chiese, con voce incerta e vassoio traballante, se il posto di fronte al mio fosse libero. Dissi di sì e, nel far questo, mi alzai leggermente in segno di rispetto verso una donna. Il gesto, accompagnato da un divertito sorriso della ragazza, si tramutò in un goffo inchino: la luce tra la base del tavolo e il piano della sedia era troppo stretta. Ci presentammo; seppi che era della provincia di Cuneo, matricola di architettura e pensai che il castello del Valentino, sede del suo corso di laurea, era a pochi passi dal mio dipartimento.
Ella invece mostrava vivo interesse per i miei studi e sincera ammirazione. Ma dirottai la discussione, per non creare intervalli di vuoto verbale, verso i suoi studi e i suoi interessi. Notavo una crescente partecipazione alla conversazione da parte della ragazza mentre le sue dita affusolate si trastullavano con la mollica dei panini. Mi sorrideva ed il suo ovale incorniciava bene quel sorriso. Gli occhi, limpidi e profondi, neri come solo i pastelli sanno rendere, brillavano ancor di più ad ogni mia osservazione pertinente al suo dire. E io ringraziavo la mia innocente mania di leggere in ordine alfabetico tutti i lemmi del Piccolo Dizionario Enciclopedico Garzanti.
Quel piacevole raccontarci, senza che ce ne accorgemmo, si protrasse fino alle nove e mezza: la mensa stava per chiudere. Le dissi che il mio tram sarebbe passato alla fermata di via Po di lì a poco ed ella mi fece cenno di sì.
Arrivammo appena in tempo sulla piattaforma per percepire lo sferragliare del tram che si avvicinava. Anche quei venti minuti di viaggio, che mi portavano a casa, trascorsero in fretta con il nostro chiacchiericcio che si modulava in battimenti sonori con quello delle altre persone. Scendemmo alla mia fermata ed ella mi seguì. Ero contento che noi si abitasse nello stessa zona - Sai... è veramente una coincidenza notevole il fatto di abitare così vicino. L'avresti mai pensato? - Ed ella, un po’ titubante - Ma io sto venendo da te! –
Morale: se una ragazza, appena conosciuta, prende lo stesso tram è poco probabile che abiti nello stesso quartiere.

LOGICA FORMALE – CARTA DA PARATI

Carta da parati
Ai tempi del liceo mi diedi questa regola: andare alle feste di compleanno delle ragazze solo se la carta da parati della stanza, deputata allo sfogo adolescenziale, e la mia camicia avessero avuto stesso colore e stessa trama sì da potermi confondere e non partecipare pur essendo presente. Ma non sempre questa tattica funzionava.
Quella sera, una mia amica, pettoruta e trasognata, mi invitò a ballare un lento ed io, da persona  ammodo, accettai garbatamente. All’inizio tutto filò liscio, anche se notai, annotandola didascalicamente nella mia mente,  una certa propensione della ragazza a stringersi a me. Così, a metà del ballo, chinando lievemente la testa, le sussurrai dolcemente: - Scusami se la mia fisiologia sta avendo "repentini cambiamenti d'umore".
Morale: ragazzi, per non avere sorprese in età adolescenziale, non indossate camicie dello stesso colore delle pareti.

IRRAZIONALITA' E INTEGRALISMO

Integrazione definita
La deriva integralista del mondo ha un colpevole, un iniziatore subdolo e cattivo, patologicamente deviato: Pietro Gustavo Dirichlet.
E' per colpa della sua funzione, che assegna il valore zero se x è razionale e il valore uno se x è irrazionale o viceversa, che Bernardo Riemann ed Enrico Leone Lebesgue litigarono, perché, mentre il primo disse che quello scherzo della matematica non si sarebbe mai potuto integrare, il secondo riuscì a domarlo e integrarlo.
Da subito iniziarono le lotte, senza esclusioni di colpi, tra integralisti riemanniani ed integralisti lebesgueiani, che portarono, come logica conseguenza, al dilagante integralismo odierno.
 

martedì 8 maggio 2012

PROLEGOMENI A UN LEGAME PERFETTO

Giudizi sintetici e analitici in Kant
Parafrasando il celeberrimo saggio kantiano "Prolegomeni a ogni futura metafisica che voglia presentarsi come scienza", mi sento in dovere d'illustrare alle signorine, in età da marito, il punto saliente dei miei "Prolegomeni a ogni futura moglie che voglia presentarsi come fidanzata perfetta".
Supponiamo che il vostro fidanzato, ed eventuale futuro marito, sia una personcina annoverabile nella tipologia analitica, cioè adotti, come indagine gnoseologica del vostro comportamento e operato, il metodo analitico,  parta dal dato di fatto e ricerchi il fondamento dello spettro di possibilità che hanno condotto alla vostra condotta a letto con un altro uomo, ascrivibile, quest'ultimo, nella tipologia muscolare. Allora siate il più possibile sintetiche, cioè procedete nel verso opposto, dai principi generali dell'agire in sé alla possibilità della confutazione dell'atto in sé in quanto evento allegorico e anagogico, interpretabile in senso mistico e contemplativo o come anticipazione di avvenimenti futuri. In altri termini convincete il vostro fidanzato che l'atto sessuale, con l'uomo trovato nel vostro letto, sia solo il "modello" dell'atto sessuale da consumare con lui. Ma soprattutto non dilungatevi in morbosi e piccanti particolari della vostra allegra, nonché allegorica, condotta, che potrebbero risultare perniciosi per la salute mentale di un soggetto estremamente analitico.
Appena vi rendete conto di averlo calmato e rassicurato sui vostri costumi sessuali con questo metodo sintetico, congedatelo amorevolmente ma, nel contempo, perentoriamente e riprendete giocosamente quello che avete interrotto.

lunedì 7 maggio 2012

FROM GENESIS TO REVELATION

From Genesis to Revelation
Ludovicuccio Feuerbach (lo si ricorda sempre insieme a Giorgetto Hegel e Carletto Marx, perché giocavano a rimpiattino ai giardinetti pubblici) definì l'alienazione come l'atto con cui l'uomo si crea una divinità perfetta e le si sottomette, risolvendo così illusoriamente i conflitti e i limiti della propria condizione immanente e limitata. 
Proseguendo nella nostra indagine gnoseologica, veniamo a sapere che questa divinità creò il cosmo, percepito dai sensi ed elaborato, a livello razionale e speculativo, dall'intelletto delle sue due ultime creazioni, l'uomo e la donna. Tutto questo lo fece in sei giorni e il settimo volle concedersi un meritato riposo. Quindi prese le sue mazze e si diresse al campo di golf. Ma, prima di scendere sul green, affidò ad Adamo il compito di assegnare i nomi a tutti gli elementi del mondo conoscibile (Genesi 1, 26, 28; 2, 19). 
L'impegno assunto sembrava andare per il meglio. Adamo confezionò nomi poetici per le stelle, mitologici per i pianeti del sistema solare e a cazzo per i vari drink a base di Martini e per le pizze al piatto. Stava per concludere questo immane lavoro quando, nascosta dietro un cespuglio di rose rosse dell'Eden (le stesse cantate da Massimo Ranieri), sorprese Eva nell'atto di defecare, perché a quei tempi il gabinetto non era stato ancora inventato dalla progenie dei nostri protagonisti.
Egli, purtroppo, arrossiva sempre e, peggio ancora, iniziava a balbettare alla vista di una donna nuda. Il poveretto, se non fosse stato di una tale adamitica imbranataggine, avrebbe voluto manifestare tutta la sua ammirazione e il suo amore sussurrandole dolcemente “Caspiterina, sei stupenda accoccolata così!”, ma, al cospetto di Eva, gli uscì solo un balbuziente: "Ca... cca".
Da quel giorno agli escrementi degli animali venne assegnato il nome "cacca".

giovedì 3 maggio 2012

IL FATO QUOTIDIANO - L' ATAVICA PERNACCHIA



I due marescialli
Si può far risalire l'atavica pernacchia agli anni dell'edonismo reaganiano, quindi più o meno alla metà degli anni ottanta del secolo scorso.
A quei tempi le donne indossavano tailleur con paillette e spalline, gonne con spacchi vertiginosi e in testa proponevano acconciature improponibili, che raggiungevano, al garrese, il primo piano.

Anche Eloisa Fulberti, soprannominata la gonna più sculettante del paese, si confezionava in quel modo. Ma Astrolabio Abelardi, per niente turbato e irretito da cotanta sensualità e bellezza, continuava a snobbarla, atteggiamento che ella ricambiava compiaciuta tra le braccia di altri.
Il tapino, per incanalare in modo non cruento le proprie insoddisfatte pulsioni, aveva proposto agli amici di sempre di spernacchiarsi gli uni con gli altri. 

Quella fatidica domenica toccava a lui, infatti non era riuscito a prendere sonno la notte precedente. Come da copione, il fato gli fu avverso. La mattina, sul viale principale del borgo antico, l'aria era immota e, paradossalmente, non si avvertiva il solito demenziale chiacchiericcio domenicale, i soliti "salutami tua sorella", il solito fastidiosissimo rumore dei motorini smarmittati, i soliti melensi e inutili discorsi quotidiani, amplificati dal giorno festivo. Dove hai comprato codesto vestito?... Ma ti sta proprio bene!... Se il tempo mantiene, possiamo andare al mare questo pomeriggio!... Torrefortino ormai vale quanto Riccione e Rimini... Hai assaggiato i mignon del K2? Migliori di quelli del Kilimangiaro... Quella va a letto con quel consigliere comunale e quell'altra con quell'altro assessore... Questo pomeriggio non potrò ascoltare le partite alla radio, perché sono di funerale... e via discorrendo.
Niente di tutto questo: solo un grido si levò alle 12.37 di quella infausta seconda domenica di maggio: ASTROLABIO ABELARDI! Nome e cognome scanditi a gran voce dal suo amico. Gli astanti, che bighellonavano nei pressi del bar Kilimangiaro antistante il K2, sospesero anche quegli sporadici e minimali pensieri, che faticosamente stavano percorrendo le loro sinapsi, come in seguito si appurò dai tracciati di ben due elettroencefalogrammi.
Il nostro scongiurò quel suo amico, gridando a sua volta: No, no! NO!. Ma dall'altro marciapiede, un altro suo amico si profuse in un pernacchione degno di quelli esternati dal grande Totò!

IL FATO QUOTIDIANO - NON DIRE GATTO SE NON L'HAI NEL SACCO


Figaro il gatto
Ieri il molto reverendo, ma poco riverito, don Lattanzio Bisaccia, di anni 54, parroco della chiesa di San Pancrazio, percorrendo a piedi via del Passo del Furlo, di rientro dalla spesa del venerdì a base di pesce gratis, s’imbatté nel gatto nero della signora Lisistrata Ficcapopoli, di anni 48, già ballerina di burlesque, ora tenutaria di una ben non definita agenzia di collocamento, frequentata, secondo indiscrezioni, saltuariamente e solo per scopi no-profit anche da don Lattanzio. Il parroco, riconoscendo il gatto e avendo una ridicola e superstiziosa avversione per quelli neri, cambiò marciapiede. Anche il gatto, provando un ben motivato e sincero disgusto per il reverendo, ebbe la stessa idea. Così si ritrovarono vis à vis sull'altro marciapiede. Questa spassosa pantomima andò avanti per un paio di minuti, suscitando l'ilarità degli astanti, che bighellonavano davanti al bar della parrocchia, come in seguito si appurò dai video della scena, ripresa da ben due iphone. Rientrato in canonica e appoggiata la spesa sul ripiano della credenza, venne letteralmente distratto, come ebbe a dire all'agente di piantone presso il locale posto di polizia, dalle parole e dal generoso décolleté della perpetua, la signorina Olga Karamazova, di anni 31, ex-impiegata dell'agenzia Ficcapopoli. Secondo don Lattanzio, la Karamazova, facendo leva sulla sua pruderie, lo sommerse di particolari piccanti sui notabili della sua parrocchia, quelli, per intenderci, che occupano i primi banchi in chiesa. Stordito dalla descrizione di decine di situazioni imbarazzanti e dalle sinuose moine della ragazza, ingenuamente si allontanò dalla visuale della cucina. Egli riferì, all'agente incaricato dei rilievi del caso, della sparizione di trenta capesante, dieci astici e due salmoni, sottratti senza ombra di dubbio dal diabolico gatto nero della Ficcapopoli con la complicità della perpetua, che lo aveva accudito amorevolmente ai tempi del suo precedente lavoro. Noi, cari lettori, ora ci chiediamo: può un gatto essere così intelligente da organizzare il furto perfetto? Ma soprattutto ci chiediamo: cosa vuol dire il motto "non dire gatto se non l'hai nel sacco" di trapattoniana memoria? Il mistero s'infittisce...