Se fossi un critico letterario, direi che questo romanzo ci dipinge il
contrasto tra le dolenti vicissitudini economico-sociali del mondo nel
quale gravita il protagonista e la sua passione amorosa per la cognata,
che esalta ed esaspera le energie della sua coscienza, ma nel contempo
le consuma, lasciando solo la nobiltà sconsolata della sua rinuncia.
Siccome non sono un critico, posso liberamente esprimere il mio
giudizio: al protagonista la patente d'imbecille la rinnovano senza
visita medica. Veniamo alla storia.
Cesare Pianelli, modesto impiegato costipato da velleità mondane e soffocato da un groviglio inestricabile di debiti, si suicida lasciando il gravoso onere del mantenimento della sua famiglia nelle mani lavoratrici e oneste del fratello.
Demetrio, uomo schivo e scontroso, anch'egli umile impiegato, si accolla tutte le spese quotidiane e, come accade in questi frangenti e nei romanzi, s'innamora perdutamente della cognata Beatrice, bellissima e, manco a dirlo, frivola e sventata.
La timidezza lo frena nel dichiararsi, ma non gli impedisce di difendere la cognata dalle pesanti attenzioni del suo capoufficio, gesto che gli costa una sospensione dello stipendio e il trasferimento. Intanto Beatrice si ravvede e acquista una consapevole maturità ricucendo, in tal modo, i fili della propria esistenza.
Demetrio assiste impotente alla corte che un suo bravo cugino riserva alla cognata che accetta quindi di sposarlo. Egli resta così di nuovo solo con l'unica soddisfazione di aver compiuto un'opera meritevole: povero idiota!
Cesare Pianelli, modesto impiegato costipato da velleità mondane e soffocato da un groviglio inestricabile di debiti, si suicida lasciando il gravoso onere del mantenimento della sua famiglia nelle mani lavoratrici e oneste del fratello.
Demetrio, uomo schivo e scontroso, anch'egli umile impiegato, si accolla tutte le spese quotidiane e, come accade in questi frangenti e nei romanzi, s'innamora perdutamente della cognata Beatrice, bellissima e, manco a dirlo, frivola e sventata.
La timidezza lo frena nel dichiararsi, ma non gli impedisce di difendere la cognata dalle pesanti attenzioni del suo capoufficio, gesto che gli costa una sospensione dello stipendio e il trasferimento. Intanto Beatrice si ravvede e acquista una consapevole maturità ricucendo, in tal modo, i fili della propria esistenza.
Demetrio assiste impotente alla corte che un suo bravo cugino riserva alla cognata che accetta quindi di sposarlo. Egli resta così di nuovo solo con l'unica soddisfazione di aver compiuto un'opera meritevole: povero idiota!
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