venerdì 25 maggio 2012

I BUONI ROMANZI SI RICONOSCONO DAI BUONI TITOLI - LA FIERA DELLE VANITA' di WILLIAM MAKEPEACE THACKERAY

Inghilterra, prima decade dell'Ottocento: a due ex-compagne di scuola sembra che il destino voglia riservare percorsi di vita diversi.
La prima, non ricca, ma intelligente, spudoratamente spregiudicata e arrivista, sposa un giovane rampollo dell'alta società solo per farsi strada in quell'ambiente. L'altra, graziosa, virtuosa, credulona e un po' insipida, dopo il crollo finanziario del padre, sposa un vuoto ed egoista cicisbeo, costretto a non rimangiarsi la promessa fatta solo per l'intervento di un altro corteggiatore della ragazza.
Nella battaglia di Waterloo il marito muore e lei, credendo nell'indissolubile legame del matrimonio anche dopo la morte, giura fedeltà alla sua memoria. A farle aprire gli occhi ci pensa l'amica rivelandole di essere andata a letto anche con il suo defunto marito. Una volta aperti gli occhi le viene spontaneo aprire altri organi e parti anatomiche all'ex-corteggiatore.
Romanzo che descrive sarcasticamente l'ipocrisia della società inglese, oggi è il nome di un settimanale di moda che fa leva sulla permanenza dell'ipocrisia, della creduloneria e dell'insipienza della gente che desidera sentirsi a la page.      

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