Tram a Torino |
All'inizio
del 2° anno accademico lasciai la casa di mia zia e mi trasferii in un
appartamento per studenti nel quartiere Cit Turin.
La
sera, non potendo più gustare i suoi manicaretti, mi rivolgevo
alla mensa universitaria per quietare uno dei bisogni primari dell’uomo.
Se c'erano tavoli completamente liberi, sceglievo quello più lontano
dal nastro trasportatore dei vassoi sporchi. Quella sera fui fortunato:
tavolo vergine, cioè libero e non ancora occupato fino ad allora, a un
tiro di braccia dal distributore automatico di acqua.
Iniziai
a mangiare e dovetti ammettere tra me e me che il cibo non era affatto
disprezzabile. Stavo cambiando piatto e riponendo le posate che non mi
sarebbero servite, quando una ragazza mi chiese, con voce incerta e
vassoio traballante, se il posto di fronte al mio fosse libero. Dissi di
sì e, nel far questo, mi alzai leggermente in segno di rispetto verso
una donna. Il gesto, accompagnato da un divertito sorriso della ragazza,
si tramutò in un goffo inchino: la luce tra la base del tavolo e il
piano della sedia era troppo stretta. Ci presentammo; seppi che era
della provincia di Cuneo, matricola di architettura e pensai che il
castello del Valentino, sede del suo corso di laurea, era a pochi passi
dal mio dipartimento.
Ella
invece mostrava vivo interesse per i miei studi e sincera ammirazione.
Ma dirottai la discussione, per non creare intervalli di vuoto verbale,
verso i suoi studi e i suoi interessi. Notavo una crescente
partecipazione alla conversazione da parte della ragazza mentre le sue
dita affusolate si trastullavano con la mollica dei panini. Mi sorrideva
ed il suo ovale incorniciava bene quel sorriso. Gli occhi, limpidi e
profondi, neri come solo i pastelli sanno rendere, brillavano ancor di
più ad ogni mia osservazione pertinente al suo dire. E io ringraziavo la
mia innocente mania di leggere in ordine alfabetico tutti i lemmi del
Piccolo Dizionario Enciclopedico Garzanti.
Quel
piacevole raccontarci, senza che ce ne accorgemmo, si protrasse fino
alle nove e mezza: la mensa stava per chiudere. Le dissi che il mio tram
sarebbe passato alla fermata di via Po di lì a poco ed ella mi fece
cenno di sì.
Arrivammo
appena in tempo sulla piattaforma per percepire lo sferragliare del
tram che si avvicinava. Anche quei venti minuti di viaggio, che mi
portavano a casa, trascorsero in fretta con il nostro chiacchiericcio
che si modulava in battimenti sonori con quello delle altre persone.
Scendemmo alla mia fermata ed ella mi seguì. Ero contento che noi si
abitasse nello stessa zona - Sai... è veramente una coincidenza notevole
il fatto di abitare così vicino. L'avresti mai pensato? - Ed ella, un
po’ titubante - Ma io sto venendo da te! –
Morale: se una ragazza, appena conosciuta, prende lo stesso tram è poco probabile che abiti nello stesso quartiere.
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