mercoledì 9 maggio 2012

LOGICA FORMALE – PROBABILITA’ ARCHITETTONICHE

Tram a Torino
All'inizio del 2° anno accademico lasciai la casa di mia zia e mi trasferii in un appartamento per studenti nel quartiere Cit Turin.
La sera, non potendo più gustare i suoi manicaretti, mi rivolgevo alla mensa universitaria per quietare uno dei bisogni primari dell’uomo. Se c'erano tavoli completamente liberi, sceglievo quello più lontano dal nastro trasportatore dei vassoi sporchi. Quella sera fui fortunato: tavolo vergine, cioè libero e non ancora occupato fino ad allora, a un tiro di braccia dal distributore automatico di acqua.
Iniziai a mangiare e dovetti ammettere tra me e me che il cibo non era affatto disprezzabile. Stavo cambiando piatto e riponendo le posate che non mi sarebbero servite, quando una ragazza mi chiese, con voce incerta e vassoio traballante, se il posto di fronte al mio fosse libero. Dissi di sì e, nel far questo, mi alzai leggermente in segno di rispetto verso una donna. Il gesto, accompagnato da un divertito sorriso della ragazza, si tramutò in un goffo inchino: la luce tra la base del tavolo e il piano della sedia era troppo stretta. Ci presentammo; seppi che era della provincia di Cuneo, matricola di architettura e pensai che il castello del Valentino, sede del suo corso di laurea, era a pochi passi dal mio dipartimento.
Ella invece mostrava vivo interesse per i miei studi e sincera ammirazione. Ma dirottai la discussione, per non creare intervalli di vuoto verbale, verso i suoi studi e i suoi interessi. Notavo una crescente partecipazione alla conversazione da parte della ragazza mentre le sue dita affusolate si trastullavano con la mollica dei panini. Mi sorrideva ed il suo ovale incorniciava bene quel sorriso. Gli occhi, limpidi e profondi, neri come solo i pastelli sanno rendere, brillavano ancor di più ad ogni mia osservazione pertinente al suo dire. E io ringraziavo la mia innocente mania di leggere in ordine alfabetico tutti i lemmi del Piccolo Dizionario Enciclopedico Garzanti.
Quel piacevole raccontarci, senza che ce ne accorgemmo, si protrasse fino alle nove e mezza: la mensa stava per chiudere. Le dissi che il mio tram sarebbe passato alla fermata di via Po di lì a poco ed ella mi fece cenno di sì.
Arrivammo appena in tempo sulla piattaforma per percepire lo sferragliare del tram che si avvicinava. Anche quei venti minuti di viaggio, che mi portavano a casa, trascorsero in fretta con il nostro chiacchiericcio che si modulava in battimenti sonori con quello delle altre persone. Scendemmo alla mia fermata ed ella mi seguì. Ero contento che noi si abitasse nello stessa zona - Sai... è veramente una coincidenza notevole il fatto di abitare così vicino. L'avresti mai pensato? - Ed ella, un po’ titubante - Ma io sto venendo da te! –
Morale: se una ragazza, appena conosciuta, prende lo stesso tram è poco probabile che abiti nello stesso quartiere.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.