mercoledì 16 maggio 2012

I BUONI CONSIGLI DEI BUONI FILOSOFI

A pagina 37 di "Einige Vorlesungen über die Bestimmung des Gelehrten" (Lezioni sulla missione del dotto) di Johann Gottlieb Fichte (Giovannino Amodio Fichte), mio zio, allora brillante studente del liceo classico della natia città, scrisse in una nota, vergata a mano: "Ore 15.30, sono in bagno a fare la cacca". Quindi, partendo dal titolo (la missione del dotto) e dalla nota di mio zio, posso riassumere il concetto filosofico, espresso in questo saggio, come: "La vera missione del dotto è assicurare una buona motilità peristaltica".

Francis Bacon (Cecchino Bacone), nel Novum Organum (Il Nuovo Organo), alle "anticipationes naturae" derivanti da un affrettato e soggettivo procedimento induttivo dell'esperienza delle realtà naturali (hai sganciato una flatulenza, hai tradito il tuo uomo, hai chiesto la mano della figlia), oppone la "interpretatio naturae", conoscenza rigorosa e scientifica della realtà oggettiva (hai rilasciato cattivi odori derivanti da solfuro d'idrogeno e solfato di carbonile, hai abbassato con un altro uomo il livello d'ansia derivante dal coitus interruptus, sei propenso a pratiche antropofaghe). Questo concetto filosofico venne elaborato da uno che morì di polmonite per aver sperimentato gli effetti della neve nel congelamento della carni.

Oggi, per la rubrica "I buoni consigli dei buoni filosofi", parleremo del concetto filosofico "a priori - a posteriori".
L'origine della distinzione tra "a priori" e "a posteriori" è intimamente connessa al riconoscimento di una diversità insita tra l'ordine dell'essere in sé e l'ordine del sapere empirico. Aristotele, sempre lui, fu il primo a introdurre le due espressioni per indicare ciò che è anteriore e più noto per natura (a priori) e ciò che è anteriore e più noto per l'uomo (a posteriori).
Quindi, partendo dalla definizione aristotelica, possiamo affermare che la dimostrazione "a priori" (propter quid o perfetta) è quella che procede dalle cause agli effetti, da ciò che è primo secondo natura a ciò che è primo per l'essere umano.
Esempio: se la vostra partner non è contenta del vostro materiale anatomico può accadere che ella vi tradisca.
Al contrario la dimostrazione "a posteriori" (quia o imperfetta) procede dagli effetti alle cause, da ciò che è primo per l'uomo a ciò che è primo secondo natura.
Esempio: se la vostra partner vi tradisce è molto probabile che dipenda dal fatto che ella sia una ninfomane giocherellona.
Quale dei due approcci epistemologici è più corretto? Sperimentateli e mi saprete dire.

I cirenaici furono i seguaci di Aristippo di Cirene, che fondò la sua scuola filosofica nella città natia. Alla sua morte gli succedettero la figlia Arete e il figlio di lei, Aristippo Junior, vero propugnatore e promulgatore delle idee della scuola. Secondo questa dottrina l'effettivo sapere filosofico riguarda, non la matematica o la fisica, ma la condotta umana: fine della vita e sommo bene per l'uomo è il piacere corporeo, inteso come movimento tenero e dolce, in contrapposizione alla violenza del dolore. Quindi tutto ciò che procura piacere fisico momentaneo non è turpe per natura. Ma una domanda sorge spontanea: Aristippo Junior ha ripreso e rielaborato gli insegnamenti del nonno, che fu discepolo di Socrate, o la condotta esemplificativa della madre? A tutt'oggi questa basilare riflessione attende ancora una risposta definitiva.

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