Bell'e pronto vi servo il sonetto "Capitombolo nuziale", costipato dal "Sonno nuziale" del celeberrimo pittore-poeta preraffaellita Dante Gabriel Rossetti.
SONNO NUZIALE
E il loro lungo bacio si separò, con dolce bruciore;
e, come ultime, lente gocce stillano a un tratto,
finita la tempesta, da scintillanti grondaie,
così, divisi, si placò il battito dell'uno e l'altro cuore.
I loro petti si scinsero, come il primo aprirsi
di fiori intrecciati che sbocciano ai due lati
d'un solo stelo; ma ancora le bocche, rosso fuoco,
si suggevano intime, nel separarsi supine.
Il sonno li sprofondò oltre la marea dei sogni
e i loro sogni li videro sprofondare — e vanirono.
Lente, le anime poi riaffiorarono su, tra bagliori
di liquida luce e oscuri naufraghi relitti del giorno;
finché, da chissà qual prodigio di freschi boschi e ruscelli
lui si destò e — stupore! — lei gli giaceva accanto.
CAPITOMBOLO NUZIALE
E il loro faticoso salir le scale terminò, con ventricolare affanno;
e, copiose, gocce salate stillarono a un tratto,
finita l'ascesa all'ultimo piano, da acconciature stravaganti;
così, esausti, si placò il battito dell'uno e l'altro cuore.
Il petto di lei ansante traboccava dal bustino minuto,
come giaggioli che sbocciano al primo tepore di primavera;
quelle labbra, che lui desiderava ardentemente,
solo due rintocchi fa rosse messaggere di sublimi piaceri,
screpolate or erano per la disidratazione.
Oltre la marea dei sogni
stanchezza e antistaminici lo stavano strascinando.
Lente, le sue forze riaffiorarono, tra stilettate lancinanti
di lattiche contrazioni e penosi pensieri;
finché, da chissà qual prodigio d'insensata idolatria,
accolta tra le sue braccia, le fece varcare l'uscio del talamo nuziale.
Rovinarono a terra;
una liquida luce si tramutò in oscuri oblii, relitti
di un giorno che s'andava spegnendo martellandogli la testa.
Alfine lui si destò e - stupore! -
lei giaceva tra le braccia di un altro.
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