Premesso che mi reco dal
barbiere ogni due mesi, esattamente alle 07.45 del primo martedì dopo la
scadenza degli stessi, rifletto sempre, aspettando l'apertura del salone
prevista per le 08.00, sulla differenza degli aspetti
strutturali in base ai quali si possa giustificare l'effetto estetico prodotto
sull'osservatore dall'imminente taglio dei miei capelli.
E' auspicabile chiedere un taglio di capelli "grazioso", ove il predicativo (o se volete potete chiamarlo attributivo nominale) "grazioso" indica una sproporzione tra il risultato (significazione o effetto estetico) e lo sforzo (espressione o passaggio dalla materia in potenza alla forma in atto), poiché codesto taglio, presentandosi come opera in cui lo sforzo è inferiore al risultato, produce un effetto estetico mobile e quindi disinvolto?
E' auspicabile chiedere un taglio di capelli "grazioso", ove il predicativo (o se volete potete chiamarlo attributivo nominale) "grazioso" indica una sproporzione tra il risultato (significazione o effetto estetico) e lo sforzo (espressione o passaggio dalla materia in potenza alla forma in atto), poiché codesto taglio, presentandosi come opera in cui lo sforzo è inferiore al risultato, produce un effetto estetico mobile e quindi disinvolto?
Oppure è consigliabile
esigere un taglio di capelli "sublime", dove nel predicativo "sublime" è insita
l'eccedenza dello sforzo sul risultato, determinando in tal modo una fissità
classicheggiante, al netto della lacca, tipica dell'eroe romantico dei romanzi
d'appendice, dei busti neoclassici usati come pacchiani soprammobili e del primo
Teddy Reno?
Problematiche filosofiche che i miei 6 € (costo del taglio) non riusciranno mai a dipanare non garantendo conseguentemente l'oggettività del giudizio estetico.
Problematiche filosofiche che i miei 6 € (costo del taglio) non riusciranno mai a dipanare non garantendo conseguentemente l'oggettività del giudizio estetico.
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